lunedì, 29 Aprile 2024

Equilibrio: come armonizzare la vita tra essere e fare, tra famiglia e lavoro

EMANUELA MEGLI [ LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO ]

“L’equilibrio non è una migliore gestione del tempo ma una migliore gestione dei confini. Equilibrio significa fare delle scelte e godere di queste scelte.” Generalmente è la percezione di un senso di equilibrio tra le richieste di impegno e i bisogni provenienti dal lavoro e dalla nostra dimensione personale.

Perché è importante parlare di armonizzare la vita e di conciliazione vita-lavoro? L’equilibrio riduce il rischio di insorgenza di stress (anche lavoro-correlato), migliora la soddisfazione personale e per il proprio lavoro, aumenta i livelli di performance, migliora la serenità e il clima aziendale. 

Quali dimensioni concorrono in questo equilibrio? Quattro in particolare. L’ambito del lavoro: l’orario di lavoro, il carico di lavoro, le relazioni interpersonali lavorative. L’ambito della famiglia e delle relazioni affettive: il tempo in termini di quantità e qualità che dedichiamo alla nostra famiglia. Ancora, la sfera della socialità: il tempo in termini di quantità e qualità che dedichiamo alle relazioni amicali. E infine la dimensione della cura di sé: il tempo in termini di quantità e qualità che dedichiamo a noi stessi, ai nostri hobby, passioni e interessi.

cambiamenti nella forza lavoro hanno modificato le esigenze avvertite, amplificate dalla pandemia. La composizione demografica della forza lavoro rileva un aumento dell’occupazione femminile, sebbene sempre in misura minore dei lavoratori di sesso maschile. Assistiamo alle trasformazioni della famiglia: il mondo del lavoro sempre più popolato da giovani, genitori single e coppie dual career. Inoltre, assistiamo all’allungamento della vita media: aumento delle persone, donne e uomini, con responsabilità di cura non solo dei figli ma anche di genitori anziani, che devono combinare il lavoro con compiti di assistenza.

I vettori dei nuovi bisogni al lavoro sono rappresentati da un lato dal bisogno di realizzazione personale al lavoro (sviluppare nuove competenze, maggiore autonomia), dall’altro il bisogno di spazi di vita esterni al lavoro, come la cura del proprio benessere e della vita familiare/privata. L’insorgenza di queste nuove esigenze dei lavoratori si scontra con richieste lavorative sempre più pressanti tra i quali la disponibilità anche oltre l’orario di lavoro, i ritmi lavorativi sempre più rigidi, l’aumento dei carichi di lavoro. 

Come si media tra le nuove esigenze dei lavoratori e le elevate richieste di produzione? Le leve sono diverse e tra le principali è utile imparare a organizzare il tempo, e dare importanza al benessere individuale. Per la gestione del tempo, può essere importanteidentificare le priorità, pianificare i propri impegni lavorativi settimanalmente e mensilmente, sviluppare capacità di delega e avere presenza mentale nel lavoro. Rispetto al benessere personale, è utile legittimare l’importanza della cura di sé stessi, sviluppare la capacità di ascolto delle proprie esigenze, prendere le distanze dal perfezionismo. 

L’Agenda ONU 2020-2030, con il GOAL 5, punta alla parità di genere allo scopo di raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze. 

I modelli del work life balance, dell’attuale letteratura sul tema, indicano anche le insidie e le possibili soluzioni per aggirarle. Tra queste emerge il confronto tra le ipotesi di conflitto e quelle dell’arricchimento tra lavoro e famiglia. Al modello del conflitto (Kahan et altri 1960) – basato sull’idea che le persone abbiano una quantità limitata di energia, che porta soddisfazione e successo o in un ambito o nell’altro – si contrappone l’ipotesi dell’arricchimento. L’arricchimento si basa sull’idea che la «multi-appartenenza» possa essere benefica. Processo attraverso il quale l’esperienza in un ruolo rafforza o migliora la qualità dell’esperienza di un altro ruolo. Esso è presente quando le risorse generate in un ruolo migliorano la qualità della vita nell’altro, comportando una risposta emotiva positiva nella persona, oltre i ruoli (Merton 1957, Role Strai di Goode 1960). 

EMANUELA MEGLI

[ LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO ]